QUESTO MALEDETTO PIL
L’ebetino di Firenze mette sul piatto 80
euro. Miserabile!! La paghetta per i prossimi vent'anni… la mancia ai camerieri
per il servizio! Il Nano, rilancia con mezza dentiera, mentre nell'altra mano
impugna un cetriolone pronto da infilare nel culo degli italiani.
Come manovre per innescare la crescita, non
c’è che dire – non mancano certo di originalità!
Governi che distribuiscono risorse a tutti
tranne che ai cittadini, i soli in realtà a potere raddrizzare la baracca con i
loro consumi, dando fiato al reparto industriale, che sull’onda di una
ritrovata fiducia comincerà ad assumere personale.
Senza soldi è difficile consumare quando non
arrivi alla fine del mese, oberato e strangolato dal costo dei carburanti,
dell’assicurazione auto, dal bollo, dagli affitti, dal mutuo della casa,
dall’imu, dalle bollette energetiche, quote fisse, dalla tassa sulla
spazzatura, dalle sanzioni amministrative, dalle tariffe autostradali,
passaggio di
proprietà, dai tiket sanitari - senza potere acquistare un paio di
occhiali da vista per via dei costi scandalosi, o curarsi i denti senza avere
acceso preventivamente un’ipoteca sulla casa, o indotto tua figlia e la moglie
alla prostituzione al fine di racimolare la somma necessaria all’intervento. Le
cose stanno esattamente così.
Loro, i grandi delinquenti e parassiti, danno
soldi alle banche, alle assicurazioni, a manager e A.D. delle grandi lobby di
potere – foraggiano sciacalli, servi, faccendieri massoni, prestanome, per
controllare, monitorare, e in fine reprimere, le possibili rimostranze che
possano destabilizzare le perverse logiche del Sistema.
Questo maledetto PIL che si vuole che sia un
indicatore per misurare il livello di benessere di un paese, non è, che un
grande contenitore pieno di merda, dove si convoglia tutto quel movimento di
denaro che per il 99% è il prodotto della distruzione ambientale, della
corruzione, dell’usura, e relativo al commercio di beni inutili, effimeri,
voluttuari, e dannosi per la salute umana.
Per come stanno andando le cose, la tendenza
è a non consumare, che sott’intende
non produrre, e quindi licenziare.
La gente
comune che è stata costretta dalla “Crisi” ha ridimensionare drasticamente il
suo tenore di vita riducendo tutto all’essenziale, ha finalmente, forzatamente
compreso (anche se fuori tempo massimo), che tutta quella lunga lista di beni,
che un tempo acquistava sulla spinta di falsi bisogni indotti dal plagio
mediatico, in realtà non sono di alcuna utilità. Ma non solo; hanno peggiorato
la condizione umana, azzerando ogni barlume di autentica felicità. Questo mio,
è un dato di fatto incontrovertibile, che misura la felicità, usando come
parametri assoluti, la qualità della vita e l’integrità dell’ambiente.
Ci hanno ridotti a meri clienti
classificabili esclusivamente sulla base del loro potere d’acquisto. Ma oggi le
nostre tasche sono vuote, abbiamo le pezze al culo, non si batte un chiodo, e
immaginare di spendere un solo euro per qualcosa che non sia pertinente con un
bisogno primario, è l’ultimo dei pensieri. L’industria dell’effimero, del “non
necessario” (che rappresenta un buon 90%) è destinata ad implodere a breve,
lasciando sul campo milioni di lavoratori.
Se non si lasciano soldi nelle tasche dei
cittadini, riducendo a un terzo tutte quelle spese di natura estorsiva che lo
Stato pretende, e che sul loro mancato pagamento impone nuovi balzelli, more e
interessi centuplicati, dimentichiamoci ogni concetto di crescita, di ripresa,
di sviluppo, e rassegnamoci al peggio del peggio.
Solo le logiche perverse di questa classe
politica escrementizia, prevedono che in tempo di crisi si debbano finanziare i
ladri e fare morire i derubati.
Dare soldi alle banche e alle imprese per
fare ripartire la baracca, è un contrasto logico a tal punto madornale, da
essere a buon diritto registrato fra gli ossimori più clamorosi e demenziali
partoriti dalle manovre di questo governo.
Presto la
disoccupazione raggiungerà livelli impressionanti, e forse qualcuno comincerà a
capire che solo la terra è il vero potere – il solo padrone al quale possiamo
sottometterci serenamente, senza diventarne schiavi e servi, ma ritrovare in
Lei l’autentico significato di libertà. Qui non si cava un ragno da un buco. E’
tempo di fare di necessità virtù - imbracciare la zappa e cominciare a faticare!
Un’occupazione sicura, salutare e onorevole.
GJTirelli
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