mercoledì 9 dicembre 2015

Aggiornamento sulla petizione La Nato si allarga ancora


Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
9 dic 2015 — Manlio Dinucci

La «storica» decisione del Consiglio Nord Atlantico di invitare il Montenegro a iniziare la procedura di accesso per divenire il 29° membro dell’Alleanza, costituisce una ulteriore mossa della strategia Usa/Nato mirante all’accerchiamento della Russia. Che importanza ha per la Nato il Montenegro, l’ultimo degli Stati (2006) formatisi in seguito alla disgregazione della Federazione Jugoslava, demolita dalla Nato con l’infiltrazione e la guerra? Lo si capisce guardando la carta geografica.

Con una superficie un po’ inferiore a quella della Puglia (a soli 200 km sulla sponda opposta dell’Adriatico) e una popolazione di appena 630 mila abitanti (un sesto di quella della Puglia), il Montenegro ha una importante posizione geostrategica. Confina con Albania e Croazia (membri della Nato), Kosovo (di fatto già nella Nato), Serbia e Bosnia-Erzegovina (partner della Nato). Ha due porti, Bar e Porto Montenegro, utilizzabili a scopo militare nel Mediterraneo. Nel secondo fece scalo, nel novembre 2014, la portaerei Cavour.

Il Montenegro è strategicamente importante anche come deposito di munizioni e altro materiale bellico. Sul suo territorio si trovano dieci grandi bunker sotterranei costruiti all’epoca della Federazione Jugoslava, dove restano oltre 10mila tonnellate di vecchie munizioni da smaltire o esportare, e hangar fortificati per aerei (bombardati dalla Nato nel 1999). Con milioni di euro forniti anche dalla Ue, è iniziata da tempo la loro ristrutturazione (i primi sono stati quelli di Taras e Brezovic). La Nato disporrà così in Montenegro di bunker che, ammodernati, permetteranno di stoccare enormi quantità di munizioni, comprese anche armi nucleari, e di hangar per cacciabombardieri.

Il Montenegro, la cui entrata nella Nato è ormai certa, è anche candidato a entrare nell’Unione europea, dove già 22 dei 28 membri appartengono alla Nato sotto comando Usa. Un importante ruolo in tal senso lo ha svolto Federica Mogherini: visitando il Montenegro in veste di ministro degli esteri nel luglio 2014, ribadiva che «la politica sull’allargamento è la chiave di volta del successo dell’Unione europea - e della Nato - nel promuovere pace, democrazia e sicurezza in Europa» e lodava il governo montenegrino per la sua «storia di successo». Quel governo capeggiato da Milo Djukanovic che perfino l’Europol (l’Ufficio di polizia della Ue) aveva chiamato in causa già nel 2013 perché il Montenegro è divenuto il crocevia dei traffici di droga dall’Afghanistan (dove opera la Nato) all’Europa e il più importante centro di riciclaggio di denaro sporco. Una «storia di successo», analoga a quella del Kosovo, che dimostra come anche la criminalità organizzata può essere usata a fini strategici.

Continua così l’espansione della Nato ad Est. Nel 1999 essa ingloba i primi tre paesi dell’ex Patto di Varsavia: Polonia, Repubblica ceca e Ungheria. Nel 2004, la Nato si estende ad altri sette: Estonia, Lettonia, Lituania (già parte dell’Urss); Bulgaria, Romania, Slovacchia (già parte del Patto di Varsavia); Slovenia (già parte della Jugoslavia). Nel 2009, la Nato ingloba l’Albania (un tempo membro del Patto di Varsavia) e la Croazia (già parte della Jugoslavia).

Ora, nonostante la forte opposizione interna duramente repressa, si vuole tirar dentro il Montenegro, seguito da alcuni «Paesi aspiranti» – Macedonia, Bosnia-Erzegovina, Georgia, Ucraina – e da altri ancora cui viene lasciata «la porta aperta» (Nota 1). Espandendosi ad Est sempre più a ridosso della Russia, con le sue basi e forze militari comprese quelle nucleari, la Nato apre in realtà la porta a scenari catastrofici per l’Europa e il mondo.

(il manifesto, 8 dicembre 2015).

Sullo stesso argomento vedi «La notizia / La Nato si allarga ancora: il Montenegro 29° membro dell’Alleanza» su Padora Tv

Nota 1. Sul Corriere della Sera dell’8 dicembre, Sergio Romano scrive su «Il Montenegro nella Nato / Le reazioni della Russia». Anche se non concordo col giudizio che «per l’Alleanza Atlantica e la sua organizzazione militare il valore del Montenegro, sotto il profilo strategico, mi sembra molto vicino allo zero», sono sostanzialmente d’accordo con quanto Romano afferma sull’ulteriore allargamento della Nato ad Est: «Importante, agli occhi della Russia, è che la Nato, dopo avere presieduto alla disgregazione della Jugoslavia, stia annettendo le sue repubbliche. Le reazioni di Mosca sarebbero probabilmente diverse se gli anni passati dal vertice di Pratica di Mare (dove fu creato nel 2002 il Consiglio Nato-Russia) fossero stati impiegati per trasformare una creazione militare della Guerra fredda in una organizzazione per la sicurezza collettiva dell’intera Europa. Ma è accaduto esattamente il contrario. (…) La Nato è diventata il braccio militare degli Stati Uniti in alcune delle loro scelte meno felici e si è allargata sino a includere fra i suoi soci gli Stati che appartenevano al patto di Varsavia, tre repubbliche ex-sovietiche, due repubbliche ex jugoslave. Non è tutto. Se le ambizioni si realizzassero, la Nato dovrebbe allargarsi ulteriormente sino a comprendere la Georgia e l’Ucraina. Il caso del Montenegro, in questo contesto, può soltanto alimentare i sospetti e la diffidenza della Russia».

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